Tre-due-uno… Yuhuuu!

Capodanno? No, estate svedese.

C’è il sole, fa caldo[1], le giornate sono lunghe, le vacanze sono alle porte, ci si può mettere i pantaloncini corti, le belle ragazze svedesi si spogliano e… hm, scusate, mi sono lasciato trasportare dagli ormoni. Ritorno in carreggiata.

L’estate è dunque ufficialmente arrivata. Non è strano a dirsi perché è bene ricordare che in Svezia bastano cinque giorni di fila con più di 10°C come temperatura media per far partire l’estate, la quale esplode stappata come una bottiglia di spumante, o meglio come un rosé frizzantino, il popolarissimo vino estivo in Svezia. Così si aprono le danze e le corse sfrenate ai parchi, boschi, picnic e grigliate all’aria aperta, spiagge e si salvi chi può.

Per tutto l’inverno mi sono arrotolato una corda attorno alla vita aspettando questo momento. Ora tiro velocemente un’estremità e parto come una trottola impazzita. Corro a destra e a sinistra, pianifico gite fuori porta come fosse uno stratega militare studiando la mappa della città in cerca di mete ancora inesplorate.

Stoccolma e il suo circondario offrono una vastità di boschi e foreste di un verde infinito che lasciano solo l’imbarazzo della scelta: il parco nazionale di Tyresta a Vendelsö, Lida friluftsgård a Tullinge, Nackareservatet a Nacka (non poteva essere altrove), Alby friluftsgård (che non è alla fermata della metro a Botkyrka ma dall’altra parte delle città, a Tyresö), la riserva naturale di Björnö a Värmdö (che mi ha deluso per l’assenza di orsi nonostante il nome stesso del parco lo pubblicizzasse parecchio[2]), i prati sterminati di Ekerö con le mucche dell’Arla. Questi sono solo pochissimi esempi delle centinaia di aree verdi attrezzate con barbecue, percorsi naturali, camping, aree balneari nei laghi e altri servizi che distano a solo pochi chilometri dal centro città, spesso facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici o in 30-40 minuti con l’automobile.

Basta scegliere ad occhi chiusi puntando il dito sulla cartina del circondario stoccolmese per trovare un bel posto e caricare lo zaino con acqua, pranzo al sacco e vestiario a cipolla che spazia dal costume all’impermeabile passando per il maglione di lana perché non si sa mai. I sabati e le domeniche filano via lisce tra indigestione di korv, banane e biscotti e raccolte di bastoni di ogni forma e dimensione che devono essere tassativamente conservati a casa e che ormai raggiungono un valore inestimabile in valuta locale[3]. Anche il conto dei passi sale vertiginosamente durante l’estate: 10 chilometri percorsi a piedi per giornata, 9 dei quali con un figlio di 20 kg sulle spalle e l’altro che ti assilla le orecchie lamentandosi del dolore ai piedi, salvo poi vederli entrambi correre e saltellare allegramente sopra alcuni massi urlando “Floor is lava”, all’arrivo a pochi metri dalla macchina.

Si sopporta tutto in nome dell’estate anche se tutto questo trambusto mi lascia senza fiato. Quando mi metto a dormire la sera sento infatti i piedi friggere e i muscoli squagliarsi. Ho fatto tutto quello che potevo per sfruttare le giornate di sole ma mi sono dimenticato di fare una cosa: riposare. Ah, per quello ci sarà tutto il prossimo inverno!

Roberto Riva

Foto: Tim Hill från Pixabay

[1] caldo in temperatura locale che si aggira tra i 12°C e i 19°C, se si è fortunati.

[2] björn in svedese significa orso.

[3] valuta locale di casa mia, quindi il pregiatissimo Soldo del Bambino.