All you need is lov. Esatto, lov. Non è un refuso o scarsa conoscenza dell’inglese. È cultura svedese. Soprattutto se si hanno bambini in età scolare o se si lavora nel sistema educativo scandinavo.

In qualsiasi momento, se si è stanchi o stressati, la lov – vacanza in svedese – è lì per risollevarci. La scuola chiude ed è un’ottima occasione per farsi un viaggio da qualche parte. Beh, non proprio in qualsiasi momento. Infatti le vacanze scolastiche svedesi sono rigorosamente pianificate solo in specifici periodi dell’anno. Si inizia con la höstlov, la vacanza autunnale, (quasi) sempre nella settimana 44, cioè fine ottobre o inizio novembre. Normale non capirci niente con la conta delle settimane all’inizio, ma poi ci si fa l’abitudine o si controlla il calendario senza farsi notare dagli altri svedesi che invece fanno il conto automatico delle settimane in testa. A Natale c’è il classico jullov, con le scuole che spesso riprendono dopo il giorno dell’Epifania. Per spezzare un po’ la lunghezza e la rigidità dell’inverno arriva sportlov, un meraviglioso stratagemma svedese per invogliare bambini e genitori a praticare gli sport invernali… o prenotare un viaggio per la popolarissima Thailandia non propriamente famosa per le sciate ma che risolleva l’umore e i livelli di vitamina D. Le settimane per questa vacanza variano in base alla regione nella quale si vive: settimana 7 Göteborg e dintorni, settimana 8 Skåne, settimana 9 Stoccolma e Svezia centrale e settimana 10 nord del paese. Tutto perfettamente programmato. Può sembrare difficile ricordare e riconoscere quale sia la settimana giusta ma in realtà basta semplicemente osservare i vagoni della metropolitana vuoti, l’abbondanza di posti liberi sull’autobus e il deserto nei luoghi di lavoro. Quindi niente panico, la città non si è trasformata in un villaggio post-apocalittico o un set di un film horror con gli zombie ma si tratta solo di lov. Non possono mancare la sosta di Pasqua, Påsklov, e la popolare e ben più lunga, ma non lunga come in Italia, sosta estiva, sommarlov. Ci sono tutte? Ah, no. Dimenticavo il ponte dell’Ascensione, Kristi Himmelsfärd, che è sempre un giovedì di maggio e siccome è un periodo di possibile bel tempo – nessuna garanzia, sia chiaro – dà facilmente sfogo a un bel fine settimana allungato e gli svedesi non si lasciano sfuggire occasioni quando sono ghiotte.

Lov implica dunque vacanze automatiche per i bambini e di conseguenza spesso anche per i genitori. Tutto molto bello. Tutto meraviglioso. Ci sono un paio di “però” da non sottovalutare. I voli, treni, auto a noleggio, hotel, appartamenti e località sciistiche sono prenotate con mesi d’anticipo. Se non lo sono, i prezzi s’impennano vertiginosamente come durante la recessione economica del primo dopoguerra. Va bene, allora non si va da nessuna parte: gli adulti vanno al lavoro accompagnati però dall’inevitabile sensazione di essere delle cacche per aver lasciato i bambini al pascolo nel doposcuola, il fritids – che è sempre aperto come le casse dello stato quando ci sono le tasse da ricevere. Magari si decide di andare in vacanza un’altra volta. No, non si può, perché se si prova a chiedere vacanze al di fuori di questi periodi prestabiliti, il personale amministrativo della scuola si trasforma in una guardia carceraria della prigione di Alcatraz che ha appena lanciato nel Pacifico la chiave della classe dei tuoi figli.

A questo punto viene spontaneo innervosirsi e arrabbiarsi, ma meglio ricordare di respirare e pensare che lo stress eccessivo in questa situazione non servirà a niente. C’è solo una cosa da fare per calmarsi: aspettare il momento dell’anno giusto, pianificare in tempo e… All you need is lov.

 

Roberto Riva