Non compro più libri.

Ecco, l’ho detto. Mi sono tolto un peso dalla coscienza. Ho ceduto e alla fine mi avete beccato. Colto in fallo. Non compro più un libro da anni. Probabilmente state pensando che sia un’ipocrita: il solito italiano che pensa solo a scrivere libri ma non ne compra uno neanche per schiacciare gli scarafaggi sul pavimento. Uno che predica tanto ma razzola pochissimo. Una persona che proclama la diffusione della cultura ma poi non mette in pratica ciò che divulga. Magari penserete che sia un falso, un impostore, un illetterato, un bifolco, un ignoran… va bene, calma ora. Andateci piano e non prendeteci gusto solo perché vi ho lasciato spago.

Lasciate che mi spieghi meglio. Ho scritto che non compro più libri. Non che non ne leggo più. Certo, sono il primo ad ammettere che dovrei leggere di più, ma lo faccio. Cerco di leggere ogni giorno. Ho sempre pensato che per uno che ama scrivere, le pagine degli altri sono come benzina per il motore della creatività. Sono come inesauribile fonte d’ispirazione e di conoscenza, come melatonina per il mondo dei sogni. Mi piacciono così tanto le pagine stampate che spesso mi assale l’angoscia al pensiero che quando morirò dovrò anche lasciare moltissimi libri nella mia libreria e nella mia lista infinita dei desideri senza essere mai riuscito a leggerli.

Vi ho convinto? No? Allora lasciate anche che vi racconti che la prima frase di questo racconto è in realtà una bugia. Compro ancora molti libri, ma quelli in italiano. Quelli in svedese invece non li compro perché li trovo più facilmente nell’immondizia.

Ecco, l’ho detto. Non me ne vergogno. Ora penserete che sia un barbone che va in giro per la città a cercare libri nei cestini come fossero lattine oppure che sia un diffamatore della letteratura svedese. Io però non intendevo affatto dichiarare che i romanzi svedesi siano spazzatura. Anzi. Mi avete frainteso un’altra volta. Adoro gli scrittori svedesi e per fortuna non devo comprare i loro libri perché li trovo sempre nel locale condominiale adibito alla raccolta differenziata. In quasi tutte le återvinningsrum, come viene chiamata in svedese, tra cassonetti per la plastica, bidoni per le batterie usate e campane per il vetro, un angolo è dedicato agli oggetti usati tra i quali appunto libri, ma anche vestiti, giocattoli, piatti e posate, elettrodomestici, vasi e persino mobili come divani e tavolini. Tutta roba ancora in (più o meno) ottimo stato che i vicini di casa non vogliono più e che invece di buttare via, mettono a disposizione degli altri condomini. I libri più comuni che si possono trovare sono “En man som heter Ove” o uno dei tanti bellissimi romanzi di Fredrik Backman, “Hundraåringen som klev ut genom fönstret och försvann” di Jonas Jonasson oppure la classicissima trilogia Millennium di Stig Larsson che è un po’ come il prezzemolo per le ricette italiane. Sono tutti lì, impilati diligentemente sullo scaffale, ad aspettare che un nuovo proprietario se li porti a casa gratuitamente, senza aspettarsi niente in cambio.

Non avrei mai pensato di ritrovarmi a desiderare di essere un autore da discarica. Ma è veramente così, perché essere ospite fisso di quegli scaffali di qualunque återvinningsrum di Svezia significa che in tantissimi, quasi tutti, ti hanno letto e riletto almeno una volta. Che soddisfazione.

Quindi, dopo aver letto questo racconto, vi prego, non buttatelo nel cestino del desktop di Windows ma condividetelo nella bacheca di Facebook del vostro condominio.

Roberto Riva
Foto di Lubos Houska da Pixabay