L’esperienza svedese di Gianni Boncompagni

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Giandomenico Boncompagni in arte Gianni Boncompagni. Chi non lo ricorda? Anche se ormai è parte del mondo dello spettacolo della fine del secolo scorso, le sue trasmissioni radiofoniche come Bandiera Gialla ed Alto Gradimento e televisive come, tra le tante, Discoring, Pronto Raffaella, Non è la RAI, Domenica In, fanno parte della storia della nostra cultura radiotelevisiva.

Ma credo che pochi sappiano il profondo rapporto di Gianni Boncompagni con la Svezia.

Diciottenne, si trasferì in Svezia, insieme all’amico pittore Franco Onali, dove lavorò ed imparò lo svedese. Intraprese gli studi all’Accademia di Grafica e Fotografia a Stoccolma e lavorò alla Radio Svedese come annunciatore.

A Stoccolma, dopo una relazione con una certa Anita, finlandese e figlia di un famoso chirurgo, incontrò quella che sarebbe diventata la sua prima moglie, un’intellettuale svedese di cui non si conosce l’identità e da cui ebbe 3 figlie Claudia, Paola e Barbara.

A proposito della famiglia svedese è interessante ricordare quello che raccontò la figlia Barbara Boncompagni ai microfoni di ”Oggi è un altro giorno”:

 «Mio nonno era molto. abbiente dato che aveva sposato mia nonna per un matrimonio di interesse. Lei faceva parte di una ricchissima famiglia  svedese.

 I miei genitori si incontrarono un giorno  e s’innamorarono. Mio nonno, il padre di mia madre, era disperato. Lei era l’ultima figlia, la più viziata, e aveva incontrato questo disgraziato d’italiano. Mio nonno a un certo punto chiamò un’amico che era il capo della polizia per far cacciare quell’italiano dalla Svezia. Questo poliziotto, dopo aver incontrato mio padre, disse però di non poterlo mandare via perché non ce n’erano le ragioni».

E poi una battuta sulla fine dell’amore tra il padre Gianni e la mamma svedese: 

«Il matrimonio finì male. Fecero la prima figlia, Claudia, a Stoccolma, poi si traferirono in Italia. Mia madre femminista non si  trovò bene nella dimensione familiare italiana e quindi dopo 7 anni si separarono.»

Ma al momento del divorzio, a causa della riconosciuta colpevolezza della moglie per i numerosi tradimenti, Gianni ottenne dal Tribunale la patria potestà e l’affido esclusivo delle tre bambine ed insieme rientrarono definitivamente a Roma nel 1964. Gianni fu un padre affettuoso e premuroso ed allevò molto bene le bambine nonostante il suo vorticoso ed estenuante lavoro.

In quel momento però terminò il periodo svedese della vita di Gianni Boncompagni ed prese slancio la sua spettacolare carriera italiana.

Massimo Apolloni
Photo:
Gianni Boncompagni sulla destra, insieme a (da sinistra) Enzo Arbore e Mario Marenco
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