I parenti in visita se ne sono appena andati. È stato bello rivederli. Lasciano sempre un vuoto difficilmente colmabile nel nostro cuore. Quello che invece non lasciano per niente vuoto è il cesto dei vestiti sporchi. Dopo solo tre giorni siamo sommersi da lenzuola e asciugamani che abbiamo prestato a nonni, zie e nipoti. Ogni volta che entro in bagno mi sembra di tuffarmi nel mare di capi e tessuti sparpagliati tra le immancabili borse blu IKEA e il pavimento. Mi sento annegare. Basta. Devo fare qualcosa.

Per fortuna c’è la tvättstuga, la lavanderia condominiale. Per un ragazzo di campagna come me, che veniva dalla provincia della provincia italiana, scoprire più di quindici anni fa l’esistenza delle lavatrici a disposizione di tutti i condomini è stato qualcosa di sconvolgente e stupefacente. La tvättstuga può trovarsi nelle cantine o al piano terra di un palazzo oppure in una stanza annessa nelle vicinanze. Se va male però può trovarsi in una casetta separata e per arrivarci occorre farsi una cinquantina di metri a piedi con le ciabatte e la vestaglia esposti alle intemperie svedesi quali vento, pioggia, neve o vicini di casa che non salutano.

Come si può intuire, i pericoli sono sempre dietro l’angolo. In alcuni casi, se le lavatrici sono poche e gli appartamenti tanti, può essere difficile prenotare la lavanderia. Succede così che appena noto nel calendario della tvättstuga un giorno infrasettimanale libero dopo le cinque di sera mi lancio giù in picchiata come un’aquila reale verso la rarissima preda nel deserto. Oppure può anche capitare di trasformarsi in avvoltoi e cominciare a svolazzare sopra la prenotazione in attesa che il leone si sia dimenticato di consumarla. In base alle regole condominiali, infatti, dopo circa dieci o quindici minuti, si può “rubare” il posto agli altri e accaparrarsi le tanto agognate lavatrici gratuite.

La tvättstuga è molto influente e può portare addirittura a cancellare appuntamenti, cene e feste perché del domani non v’è certezza e il prossimo slot disponibile per lavare i panni potrebbe slittare al mese successivo. È definitivamente più facile posticipare l’uscita con gli amici.

Come in una moneta non contraffatta, da un lato la lavanderia svedese offre le lavatrici (quasi) sempre funzionanti e dall’altro le asciugatrici. La scelta varia tra quelle classiche elettriche col rotore e la stanza calda con il filo stendipanni, una specie di sauna o viaggio ai caraibi per i vestiti bagnati. Là dentro si sta così bene che durante le serate buie e fredde invernali non vorrei mai uscirne. Una volta terminata l’asciugamento si può passare alla stesura ed è qui che la Svezia sorprende ancora una volta e non lascia nessuno solo. Con il lakansträckare, uno strumento meccanico formato da due rulli attaccati alla parete che bloccano il bucato, se ho perso a pari e dispari con mia moglie e sono stato condannato a fare il bucato da solo posso tranquillamente piegare le lenzuola senza dover chiedere l’aiuto di nessuno. Stile svedese allo stato puro.

Sebbene evento raro, non è da escludere il furto. Per questo motivo, ammaliato da quel cerchio metallico che gira e rigira come un anello del potere alla Tolkien col bucato in mezzo, ogni tanto mi è capitato di perdere la testa dimenticando i pasti per proteggere il mio “tessssoro”. Ci sono ovviamente metodi più ortodossi per serrare la porta della tvättstuga. Uno è sicuramente la vecchia e classica chiave a lucchetto. Non è una semplice chiave ma un blocchetto metallico corredato di targhetta con il numero del proprio appartamento. Serve sia a prenotare la lavanderia sia a chiudere la porta. Ovviamente col tempo sono stati soppiantati dalla tecnologia e ora nella maggior parte dei casi c’è un sistema elettrico molto rigido e rigoroso che non permette di accedere alla tvättstuga né un minuto prima né uno dopo il tempo assegnato. Per questo motivo gli inquilini più sbadati potrebbero arrivare in ritardo all’orario prenotato e incontrare i vicini abbaianti come doberman inferociti del turno successivo oppure ritrovarsi il bucato fradicio ammonticchiato per terra senza alcuna pietà. Quindi niente distrazioni e occhio all’orologio quando si tratta di tvättstuga. Io oggi per esempio ho tempo fino alle 22.00 per scrivere questo pezzo prima di scendere giù in lavanderia altrimenti la porta elettronica si bloccherà e dovrò tornarci mezzo assonnato domani mattina per supplicare il vicino che ha prenotato il primo turno alle 7 e recuperare la roba umida e stropicciata. Aspetta un attimo, che ore sono adesso? Le 22.01… Noooooo!

 

Roberto Riva
Foto di Christine Nathalie-Lopez da Pixabay