La “capanna” che non si vuole lasciare

Detto fra noi

Dopo giorni e giorni di quarantena, regole di distanziamento sociale molto ferree, dispositivi di protezione personali, autocertificazioni e tanti morti…troppi, qualcuno potrebbe sviluppare la sindrome della capanna.

Dopo tutto questo, finalmente, il Bel Paese, sta tornando lentamente ad una normalità, non quella che c’era prima, una normalità di transizione, certo, ma che comunque se paragonata alla fase 1 è un grosso salto in avanti.

Si deve portare ancora la mascherina e mantenere la distanza sociale ma certo la vita piano piano sta riprendendo. Allora qual è il problema? Il problema è una sindrome che viene definita “della capanna o del prigioniero” e che affligge chi ha passato molto tempo in isolamento dentro un luogo definito, in questo caso specifico la casa. I sintomi di questa particolare sindrome sono vari tra cui: scarsa memoria e concentrazione, irritabilità mista a tristezza, ansia, frustrazione e non per ultimo una forte demotivazione.

Questa sindrome sta, come era facile prevedere, prendendo piede tra la popolazione italiana (e non solo). Lo stare in casa per alcuni può essere stato un incubo, come già detto in un altro articolo, (mi riferisco a chi ha dovuto convivere con persone violente o addirittura con chi abusa di loro) però per altri è stata una rivelazione.

Alcuni si sono resi conto che lo stare a casa, nonostante tutte le preoccupazioni su molteplici fronti, era una cosa positiva, il rallentamento del ritmo della vita, lo stare in famiglia, riconoscere l’importanza di un hobby, sono tutti fattori che hanno reso la zona di comfort, non solo una cosa astratta, ma una vera e propria zona fisica. Se a ciò che è scritto sopra si aggiunge anche il fattore “paura di prendere il virus” e che “il fuori”, non è più un posto sicuro, ecco che la sindrome della capanna fa capolino tra le persone.

Questa sindrome non è un disturbo mentale, quindi chi la ha non si consideri malato. Tale sindrome è una reazione ad un periodo di reclusione e di stress. Ci sono certamente modi per poterne uscire. In fondo se ci si pensa un attimo, è successo qualcosa di simile quando il lockdown è iniziato, nel senso che ci si è dovuti abituare repentinamente ad una nuova routine molto diversa da quella a cui si era abituati.

Con il tempo tutto dovrebbe tornare alla normalità e ci sono delle strategie che aiutano a farlo più in fretta. Come nei migliori film horror, il mostro fa paura finché non si palesa e quindi si comprende come è fatto. Conoscere tale sindrome, manco a dirlo, aiuta molto, soprattutto aiuta ad accettarla e ad affrontarla, quindi, dopo la consapevolezza di essa, un buon consiglio è quello di lavorare per piccoli passi, se possibile, e non aggiungere altro stress a quello già accumulato. Insomma con un po´ di accortezze dovrebbe pian piano tornare tutto alla normalità anche se, come sappiamo, sarà una nuova normalità. Sperando che questa pandemia venga domata del tutto, per ora si sta manifestando un nuovo inizio ed è meglio essere pronti ad affrontare questa sfida.

Uno Qualunque.

Foto di Engin Akyurt da Pixabay