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Stellantis affida all’italiano Filosa il rilancio del gruppo

Milano, 28 mag. (askanews) – Si è conclusa con la nomina di un manager interno, l’italiano Antonio Filosa a capo delle Americhe, la lunga ricerca di un nuovo Ceo da parte di Stellantis dopo l’uscita di Carlos Tavares, lo scorso primo dicembre. Nato a Castellammare di Stabia (Napoli) il 26 giugno 1973, Filosa ha costruito tutta la sua carriera nel gruppo Fiat, dove è entrato nel 1999 come responsabile del reparto verniciatura in Spagna per poi occuparsi del Sud America, dove ha trascorso molto tempo, e di Jeep, contribuendo alla crescita e ai risultati prima di Fca e poi di Stellantis.

L’incarico di Filosa come Ceo Stellantis inizierà il 23 giugno con la nomina del nuovo team dirigenziale e sarà preceduto da un’assemblea per cooptarlo in Cda. John Elkann, che aveva indicato come scadenza per la nomina il primo semestre, continuerà a ricoprire il ruolo di Chief executive officer. Filosa è “perfettamente preparato per il ruolo di Ceo in questa nuova e cruciale fase di sviluppo di Stellantis”, ha detto il presidente John Elkann. “Ho questa azienda nel sangue e non potrei essere più orgoglioso dell’opportunità”, il commento di Filosa.

Definito dai media francesi l’anti-Tavares per modi e stile manageriale, Filosa è stato scelto fra diversi candidati esterni ed interni, fra cui il francese Maxime Picat, responsabile acquisti. Il voto del Cda è stato unanime ma secondo Le Monde la nomina “segna un importante cambiamento negli equilibri all’interno dell’azienda, con le influenze italiane e americane che diventano predominanti”. Ne è consapevole il ministro Urso, in una giornata di pochi commenti sulla nomina da parte del mondo politico istituzionale: “Un’ottima scelta che conferma la rinnovata centralità dell’Italia nella strategia del gruppo”, ha detto. Anche per i sindacati e per il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, la nomina di un manager italiano è positiva per il futuro delle attività nel nostro paese.

Le sfide che deve affrontare Filosa, però, sono globali. A partire dai rapporti con i partner compromessi dalla gestione Tavares. “Rafforzare i legami e la fiducia con i nostri partner  – i concessionari, i fornitori, i sindacati e le comunità in cui lavoriamo – è essenziale e sarà un obiettivo su cui mi concentrerò. Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane visiterò i nostri stabilimenti e gli uffici in tutto il mondo”, ha detto Filosa.

Altra priorità per il manager sono gli Stati Uniti dove le consegne continuano a diminuire (-20% nel I trimestre) insieme alla quota di mercato scesa al 7,1% e dove incombe la scure dei dazi. Secondo Moody’s se confermati, l’impatto potrebbe essere di 2,7 miliardi di dollari (2,4 mld di euro) sull’utile operativo, pari nel 2024 a 8,6 miliardi di euro (-64%), con ricadute sui margini, già tirati al 5%. Intanto Stellantis ha deciso di sospendere l’outlook per il resto dell’anno e le esportazioni dall’Europa verso gli Usa: si tratta di poche macchine, circa 20mila, soprattutto di brand prodotti in Italia come Maserati e Alfa Romeo. Anche in Europa le vendite sono stagnanti e la quota Stellantis è sui minimi, intorno al 17%. Filosa dovrà aumentare volumi e produttività, e sfidare la concorrenza cinese sperando che i nuovi prodotti ibridi e nello strategico segmento B, come Fiat 500 e Fiat Grande Panda, abbiano il successo atteso. In Italia, invece, c’è attesa per l’aggiornamento del Piano dello scorso dicembre che secondo Jean-Philippe Imparato sarà ripresentato a breve al governo. Secondo il responsabile Europa del gruppo ci saranno novità sul fronte dei motori e soprattutto di Maserati con un piano industriale e di prodotto, dopo il trasferimento della produzione di GranTurismo e GranCabrio da Mirafiori a Modena.

Negativa, tuttavia, la reazione della Borsa dove il titolo è arrivato a guadagnare circa l’1%, per poi chiudere in calo del 2,2% a 9,01 euro in un mercato piatto. Secondo gli analisti, Filosa ha un track record molto positivo e una lunga esperienza nel gruppo, ma il suo nome non sarebbe di “forte impatto” e sei mesi per una nomina interna sono considerati troppi.