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Ocse lima ancora stime crescita Italia, Pil 2025 +0,6%, 2026 +0,7%

Roma, 3 giu. (askanews) – L’Ocse ha nuovamente ritoccato al ribasso le previsioni di crescita economica sull’Italia, dopo i tagli che aveva già operato lo scorso marzo a riflesso dei nuovi dazi commerciali Usa. Ora per quest’anno l’organizzazione parigina stima una espansione del Pil limitata allo 0,6%, cui dovrebbe seguire un più 0,7% nel 2026.

I dati sono contenuti nell’ultimo Economic Outlook, in un parziale aggiornamento dello scorso 17 marzo l’ente parigino aveva tagliato le previsioni sull’Italia al più 0,7% di crescita quest’anno al più 0,9% per il 2026. Le previsioni di crescita globale sono state a loro volta limate, al 2,9% sia per quest’anno che per il prossimo.

Al tempo stesso l’Organizzaizone per la cooperazione e lo sviluppo economico riporta progressi migliori del previsto dell’Italia sul risanamento dei conti pubblici, in particolare sul deficit del 2024 calato 3,4% del Pil, dal 7,2% del 2023, 0,4 punti percentuali al di sotto di quanto preventivato dallo stesso governo. Quest’anno il disavanzo dovrebbe calare al 3,1% del Pil e nel 2026 al 2,8%, riportandosi quindi al di sotto della soglia del 3% stabilita dal patto di stabilità e di crescita della Ue.

E secondo l’Ocse il debito pubblico della Penisola inizierà a limarsi rispetto al Pil già da quest’anno, al 135% a fronte del 135,3% del 2024, e proseguierà su questo sentiero anche nel 2026 con un 134,5%. Nel frattempo è atteso un nuovo calo del tasso di disoccupazione, al 6,1% quest’anno, a fronte del 6,5% cui era calato nel 2024, ed è previsto che si mantenga allo stesso valore anche nel 2025.

Nel capitolo sull’Italia contenuto nel rapporto, l’Ocse stima che le esportazioni siano destinate a ristagnare quest’anno a causa dell’inasprimento delle politiche commerciali, in particolare per i dazi una domanda “a rilento” nei mercati chiave in Europa. Su queste attese prevalgono i rischi di indebolimento.

Secondo l’Ocse, poi, gli investimenti possono essere sostenuti da una accelerazione nell’attuazione del Pnrr, che dovrebbe anche incoraggiare maggiore occupazione sul medio termine. Per sostenere gli standard sui livelli di vita più a lungo termine, lo studio raccomanda all’Italia di migliorare le opportunità di formazione per giovani ma anche per i lavoratori più anziani, in modo da migliorare le capacità professionali e adattarle alle richieste del mercato del lavoro.