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Messico domenica al voto per prime elezioni giudiziarie del Paese

Roma, 30 mag. (askanews) – Il Messico terrà domenica le sue prime elezioni per nominare centinaia di giudici e magistrati in tutto il paese. Saranno in gioco quasi 900 posizioni federali, inclusi tutti e nove i seggi della Corte Suprema, oltre a circa 1.800 posizioni locali in 19 stati. L’evento di domenica sarà la prima di due fasi di voto, la seconda delle quali è prevista per il 2027. Si tratta di un voto senza precedenti che, secondo i sostenitori di questa elezione diretta, contribuirà a radicare una maggiore democrazia nei tribunali. I più critici, però, temono che le prime elezioni giudiziarie nella storia del Paese possano renderli più vulnerabili all’influenza di politici o gruppi criminali, in particolare i cartelli del narcotraffico. Sia l’amministrazione di Joe Biden che quella di Donald Trump negli Stati Uniti hanno messo in guardia contro il voto giudiziario, esprimendo la preoccupazione che far candidare i giudici alle elezioni possa esporli ulteriormente a interessi politici e a potenziali episodi di corruzione o intimidazione da parte di gruppi criminali organizzati.

Il voto è il risultato di una riforma costituzionale approvata lo scorso anno durante le ultime settimane della presidenza di Andrés Manuel López Obrador. Quest’ultimo aveva sostenuto che la modifica fosse necessaria per arginare l’impunità nei tribunali e dare agli elettori maggiore voce in capitolo nel processo giudiziario. Ma gli oppositori della legge hanno visto la mossa come un tentativo da parte di López Obrador di rafforzare il potere del suo partito al governo, Morena, riformando proprio la magistratura che spesso aveva bloccato alcune delle sue proposte politiche. I critici temono inoltre che, eleggendo i giudici tramite voto popolare, l’indipendenza dei tribunali possa essere compromessa e, con essa, la loro capacità di far rispettare la legge e tenere sotto controllo gli altri poteri in un periodo di criminalità e corruzione dilaganti nel Paese.

Prima dell’entrata in vigore della riforma, i giudici della Corte Suprema venivano nominati dal Presidente e approvati dal Senato, mentre i giudici federali venivano selezionati da una commissione giudiziaria tramite esami e concorsi che valutavano i candidati su base meritocratica. Con il nuovo sistema, invece, i candidati federali saranno eletti dai cittadini dopo essere stati esaminati e nominati dalle Commissioni di Valutazione dei tre rami del governo. A differenza di altre elezioni, coloro che si candidano a una carica giudiziaria non possono essere nominati o sostenuti da alcun partito politico. Inoltre, non possono ricevere finanziamenti pubblici o privati, il che significa che devono finanziare la propria campagna con le proprie forze – una regola che, secondo i sostenitori della riforma, ridurrebbe la probabilità di essere influenzati da attori politici, ma che i critici sostengono favorisca i candidati più ricchi. A tutti i candidati è inoltre vietato acquistare spazi pubblicitari in TV o radio, mentre è possibile promuoversi su social media, tramite interviste o forum vari.

Una volta in carica, i giudici eletti saranno valutati da un Tribunale Disciplinare Giudiziario di recente istituzione, che avrà il potere di indagare e sanzionare il personale giudiziario, ad eccezione dei giudici della Corte Suprema e dei magistrati elettorali. Alcune di queste sanzioni includono sospensioni, sanzioni pecuniarie, licenziamenti e inabilitazioni alla professione.

Sebbene le norme vietino ai partiti politici di fornire supporto diretto a un candidato, i critici avvertono che potrebbero comunque influenzare la corsa elettorale incoraggiando gli elettori a eleggere persone in linea con i loro interessi. Alcuni media locali, citati dalla Cnn, hanno riportato che alcuni politici e i loro sostenitori sono stati accusati di avere distribuito opuscoli o foglietti illustrativi, che forniscono suggerimenti su chi votare. Così, pochi giorni prima delle elezioni, l’Istituto Elettorale Nazionale (INE), che sta organizzando il voto, ha dichiarato di avere avviato un’indagine su due denunce relative all’uso di tali opuscoli. ‘La legge è molto chiara su chi non può intervenire in questa vicenda: né i governi di alcun livello né i partiti politici’, ha dichiarato Claudia Zavala, consulente dell’INE, in un’intervista a Milenio TV.

Una delle maggiori preoccupazioni, su cui anche le associazioni per i diritti umani hanno messo in guardia, è però quella che le elezioni potrebbero essere influenzate pesantemente dai gruppi criminali. Spesso, in precedenti occasioni di voto nel Paese, i cartelli messicani hanno fatto ricorso alla violenza per influenzarne l’esito, attaccando o assassinando i candidati a loro invisi. Lo scorso anno, ad esempio, il Paese ha registrato un numero record di vittime di violenza politico-criminale, con Data Cívica, un’organizzazione per i diritti umani, che ha segnalato 661 aggressioni a persone e strutture. Molte delle vittime ricoprivano o si candidavano a cariche comunali. Quest’anno, il think tank México Evalúa ha avvertito che otto Stati presentano un alto rischio di violenza politico-criminale nelle prossime elezioni giudiziarie. Secondo l’organizzazione, è ‘altamente probabile che, attraverso la violenza, la criminalità organizzata cerchi di impossessarsi del potere giudiziario, soprattutto a livello locale’.

In tutto il paese, almeno quattro candidati hanno già abbandonato la campagna elettorale dopo aver ricevuto minacce, secondo l’organizzazione internazionale di ricerca sui conflitti Crisis Group, e diversi giudici si sono rifiutati di partecipare alla campagna elettorale nelle aree controllate dai cartelli.

Da parte sua, l’oganizzazione per i diritti umani Defensorxs ha anche sollevato dubbi su un certo numero di candidati alla magistratura. Sebbene molti abbiano una vasta esperienza nel campo giudiziario, Defensorxs ha stabilito che alcuni sarebbero ‘legati alla criminalità organizzata, ai reati sessuali, alle sette politico-religiose e ad altre irregolarità’. Uno di loro avrebbe scontato quasi sei anni in un carcere statunitense per reati di droga, dopo essere stato accusato di avere contrabbandato oltre 4 chilogrammi di metanfetamine, secondo quanto riportato da Reuters. Un altro candidato, invece, è stato parte del team legale che ha difeso il leader del cartello di Sinaloa, Joaquin ‘El Chapo’ Guzman, nel 2016, una scelta difesa strenuamente anche in una dichiarazione all’Associated Press: ‘Tutti hanno diritto a una difesa efficace’, ha commentato.

Diverse organizzazioni civili e figure dell’opposizione, così, hanno dichiarato che boicotteranno il voto di domenica, e alcune hanno indetto una protesta nazionale il giorno delle elezioni. La presidente messicana Claudia Sheinbaum, delfina di Lopez Obrador, ha respinto queste richieste, esortando i messicani a partecipare al processo elettorale e a decidere chi comporrà la magistratura. ‘È meglio che siano milioni le persone a votare piuttosto che il presidente e il Senato della Repubblica a decidere’, ha affermato.

Intanto, diversi attacchi politici sono già stati registrati nelle settimane precedenti al voto, sebbene la maggior parte di essi abbia coinvolto candidati a sindaco. Non è rimasta esclusa dalla spirale delle violenze neppure Città del Messico, negli anni passati considerata un’oasi relativamente pacifica del paese. Nella capitale si è registrato un aumento degli omicidi di oltre il 150% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, secondo quanto riportato da El País. E alcuni di questi attacchi sembrano mirati a inviare un messaggio alla classe politica messicana. La scorsa settimana, due collaboratori del sindaco di Città del Messico sono stati uccisi da due sicari in sella a una moto, a colpi d’arma da fuoco, mentre si recavano al lavoro, in quello che le autorità hanno concluso essere un ‘attacco diretto e altamente pianificato’. Pochi giorni prima, un candidato sindaco nello stato di Veracruz era stato ucciso a colpi d’arma da fuoco insieme ad altre tre persone durante un evento elettorale.