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Inter, addio a Pellegrini, presidente dello scudetto dei record

Roma, 31 mag. (askanews) – Il mondo dell’Inter in lutto per la morte di Ernesto Pellegrini. Presidente nerazzurro tra il 1984 al 1995, Pellegrini è stato fautore dello Scudetto dei Record del 1988-89, conquistato con 58 punti sui 68 disponibili (all’epoca ogni vittoria valeva 2 punti). La sua gestione fu caratterizzata dagli acquisti dei tedeschi Rummenigge, Matthäus, Klinsmann e Brehme. L’ultimo trofeo vinto dalla squadra nerazzurra sotto la sua gestione è la Coppa UEFA conquistata nel 1994. Nel febbraio 1995 aveva lasciato la presidenza della società a Massimo Moratti. Il colpo di fulmine tra Ernesto Pellegrini, ricorda la pagina ufficiale dell’Inter fu un affollato Inter-Juventus: 4 aprile 1954. Aveva 14 anni e la quantità di spettatori a San Siro quasi gli impedirono di scorgere quello che accadeva in campo. Un peccato, perché sul terreno di gioco i nerazzurri si imposero per 6-0, con una doppietta di quel meraviglioso giocatore che era Nacka Skoglund. Ernesto Pellegrini, nato a Milano nel 1940, seguiva con gli occhi pieni di gioia le mosse del fuoriclasse svedese anche per le strade di Milano: lo osservava in Piazza dei Mercanti, dove Skoglund andava a farsi lucidare le scarpe. Rapito da tanta classe splendente, il giovane Ernesto maturò una passione e ammirazione infinite. Figlio di contadini, lavoratore intraprendente: nel 1965 si mise in proprio, iniziando un’avventura imprenditoriale che ora dà lavoro a migliaia persone. Una storia di successo e di determinazione, di dedizione. Il richiamo dell’Inter era forte, fortissimo. Nel 1984, quando ne ebbe l’opportunità, Pellegrini realizzò il suo sogno che cullava da quando era bambino, dai tempi di Skoglund: diventare il presidente dell’Inter.

Rilevò la società da Fraizzoli, con una stretta di mano, diventando il diciassettesimo presidente della storia nerazzurra. Undici anni, fino al 1995, prima di passare il testimone a Massimo Moratti. Undici anni con lo Scudetto dei record del 1989, la Supercoppa Italiana, le due
Coppe Uefa (1991 e 1994). L’Inter dei tedeschi: prima Rummenigge, poi Matthäus, Brehme, Klinsmann. L’Inter di Trapattoni, con
Zenga-Bergomi-Ferri-Berti, insomma con quella formazione che possiamo ancora recitare a memoria, con Serenza-Diaz a chiudere
l’11 e la filastrocca, oltre alle azioni di gioco, tramutate sempre in gol. Non solo campo, non solo lavoro. La voglia di restituire, di dare agli altri: la Fondazione Pellegrini, il ristorante Ruben, azioni concrete per dare da mangiare alle persone in difficoltà. Per dare dignità. Nel 2020 l`Inter lo ha introdotto nella Hall of Fame del Club, consegnandogli il Premio Speciale. Un riconoscimento alla passione, alla dedizione, alla
bontà di una persona che ha segnato la storia, non solo dell`Inter.