Roma, 24 mag. (askanews) – Alla base dell’ultima sparata di Donald Trump contro l’Unione europea – ieri il presidente Usa ha minacciato di alzare i dazi al 50% sulle importazioni dall’Ue a partire da giugno – vi sarebbe l’irritazione di Washington per l’assenza di passi concreti su una serie di punti chiave nelle trattative. Secondo i Wall Street Journal “i consiglieri di Trump, riservatamente, hanno espresso frustrazione per il fatto che le controparti europee si muovono a rilento e sono riluttanti a fare offerte concrete su quelle che sono le preoccupazioni Usa”.
Tra queste, il quotidiano finanziario cita le commissioni sui servizi di streaming fornite dalla piattaforme americane, l’Iva – che Washington ora considera una sorta di dazio – le normative sull’auto, che sempre secondo gli Usa impediscono le vendite di veicoli statunitensi nella Ue, e le multe eccessivamente pesanti comminate dall’Antitrust e altri rami della Commissione europea alle società americane.
Sul tutto, dopo gli annunci di Trump è intervenuto anche il segretario di Stato al tesoro Usa, Scott Bessent, che ha insinuato che la Commissione europea stia negoziando per conto dei Paesi Ue senza che questi ultimi sappiano nemmeno cosa stia facendo.
Trump “ritiene che le proposte che abbiamo visto dalla Ue non siano state della stessa qualità di quelle che abbiamo visto da parte degli altri partner commerciali. Dobbiamo fare 18 accordi commerciali importanti. Ho lavorato con l’Asia, e qui sono stati fatti i passi in avanti importanti, con proposte interessanti – ha detto in una intervista a Fox News -. Spero che questo avvenga anche con la Ue”.
Secondo Beesent, inoltre “l’Ue qui ha un problema di azione collettiva. Ci sono 27 paesi, ma vengono rappresentati da un gruppo a Bruxelles. E alcune dei riscontri che ricevo è che i Paesi di fondo non sanno nemmeno quello che sta negoziando l’Ue per conto loro”.