Roma, 9 giu. (askanews) – “Come ho dormito stanotte? È chiaro che queste situazioni dipendono dal sentimento che metti nelle cose. Per me prendere sonno è difficile in certe occasioni. Tutto mi consuma e niente mi scivola addosso. Le sconfitte più delle vittorie. Ciò che è successo (l’esonero, ndr) è una cosa della quale prenderò conto con il passare del tempo”. Così Luciano Spalletti a RaiSport prima della sua ultima partita sulla panchina della Nazionale, questa sera contro la Moldavia. “Speravo in un epilogo diverso? – continua – Se ti riferisci ai 22 mesi, delle riflessioni uno le fa, anche se non puoi tornare indietro. Delle scelte fatte sono risultate sbagliate perché hai scelto gli uomini sbagliati o volevi fare delle cose differenti, ma mi rammarico soprattutto perché non ho avuto a disposizione per infortuni calciatori importanti. Siamo arrivati a giocare questa partita (quella con la Norvegia ndr) in condizioni particolari, con la finale di Champions che ha portato via energie nervose ad alcuni dei nostri e con i norvegesi che hanno disputato due gare di rodaggio. E poi è successo quello che è successo…”. Spalletti è poi tornato sulle modalità dell’annuncio dell’esonero e in particolare sulla conferenza stampa tenuta ieri da solo, nella quale ha annunciato il provvedimento deciso dalla Figc: “Io vado in conferenza stampa perché dovevo andare lì nel pre partita. Se voleva venire con me uno della Federazione, poteva venire… Ma è stato fatto tutto in amicizia e trasparenza. Perché avremmo dovuto dire altri due giorni di bugie? Non vedo il perché… Siamo in ottimi rapporti e in buona amicizia. Se mi dici una cosa che non va e prendi una decisione (l’esonero, ndr), non mi puoi chiedere di stare in una condizione che non voglio, ovvero tenere tutto nascosto. È una questione di rispetto verso gli italiani non dirlo? Sarebbe stata la forma giusta? Non lo so. La Federazione si è sempre presa le responsabilità. Io avrei continuato con questi calciatori come ho detto dopo il ko contro la Norvegia. A volte mi arrabbio e faccio il ribelle, ma il mio cammino e la mia storia l’ho fatta su queste cose qui. E sono stato quattro anni e mezzo in Russia, quattro all’Empoli, sette in tutto alla Roma, diversi anni all’Udinese… E sono anche stato richiamato dove sono stato… Non sono uno che fa casino come dice qualcuno, ma difendo la causa, la famiglia. Sempre. Per questo ieri ho detto i nomi di quelli che mi sono stati vicini e mi sono dimenticato quello di Gigi Buffon… Il mio lavoro però lo so fare da solo. Non è un risultato che determina la mia carriera. Se ho fatto casino nella mia carriera, è perché qualcuno al mio posto non l’ha fatto. Stavolta casino non doveva farlo nessuno. Stavolta io ho commesso degli errori, ma non so quali. Ho creduto in questi giocatori che ho scelto e continuo a farlo”.
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