Roma, 29 mag. (askanews) – Sono passati esattamente quarant’anni dalla tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles, quando il 29 maggio 1985, prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, persero la vita 39 persone, in gran parte tifosi italiani, e oltre 600 rimasero ferite. Una delle pagine più nere della storia del calcio europeo e mondiale, che oggi viene ricordata con dolore e riflessione.
Marco Tardelli, ex centrocampista della Juventus e campione del mondo con l’Italia nel 1982, ha voluto condividere la propria memoria di quel giorno, in ua intervista a La Stampa:”Non avrei voglia di parlarne, è stata una sconfitta collettiva”, ha dichiarato Tardelli.
L’ex calciatore ha sottolineato quanto ancora oggi quella tragedia pesi sulle coscienze di chi c’era: “La partita non fu vera, non andava giocata. Nessuno ci aveva informato. Avevamo percepito qualcosa ma ci dissero si gioca per ragioni di sicurezza. Ci avevano parlato di tafferugli ma non potevamo immaginare. Le esultanze? Eravamo inconsapevoli”.
Lo stadio Heysel, oggi ristrutturato e rinominato stadio Re Baldovino, è diventato simbolo di memoria e monito contro la violenza negli stadi. La UEFA, le federazioni calcistiche e le società continuano a promuovere messaggi di pace, tolleranza e rispetto anche alla luce di quanto accadde quella sera.
Per Tardelli, l’eredità di quella tragedia è ancora viva: “Ho detto di non sentire mia quella coppa e lo ripeto. Non mi ha dato gioia ma rabbia e sofferenza”
In occasione dell’anniversario, la Juventus ha organizzato una cerimonia commemorativa presso l’Allianz Stadium, alla presenza dei familiari delle vittime, dei dirigenti del club e delle istituzioni sportive. Anche il Liverpool ha espresso la propria vicinanza, rinnovando il messaggio di cordoglio e unità tra i due club.
L’eco dell’Heysel resta viva in ogni iniziativa contro l’odio negli stadi. Il ricordo di quelle 39 vittime è oggi più che mai un richiamo alla responsabilità collettiva del mondo sportivo e dei tifosi.