Italienaren.org

Biennale Teatro, festival si apre con Wooster Group e Castellucci

Milano, 31 mag. (askanews) – Si apre oggi, sabato 31 maggio, Theater Is Body, Body Is Poetry, il 53esimo Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia diretto da Willem Dafoe, che mette al centro la presenza fisica dell’attore, attorno al quale si sono consumate le tante rivoluzioni del Novecento teatrale, ancora oggi foriero di impulsi e possibilità.

Il festival entra subito nel merito con l’accostamento di due campioni del teatro sperimentale americano, il Wooster Group e Richard Foreman per Symphony of Rats, in scena in prima europea al Teatro alle Tese dell’Arsenale (ore 16.00). Dalle matrici originarie di un nuovo teatro è in scena, inoltre, un maestro di oggi, Romeo Castellucci, con la prima assoluta de I mangiatori di patate, performance site-specific all’interno del complesso del Lazzaretto Vecchio (ore 15.00 e ore 17.00). Infine, l’opening party con le vertigini musicali del collettivo Industria Indipendente, More than Heart nello spazio all’aperto della Baia di Forte Marghera (ore 21.00), tra suoni sperimentali, spazi naturali, elementi architettonici e recitazioni testuali che accanto a Martina Ruggeri vede la partecipazione del perfomer Egeeno e della poetessa Chouf.

Symphony of Rats. Richard Foreman, recentemente scomparso, considerato uno dei “cavalieri dell’apocalisse scenica” (la definizione è di Franco Quadri), aveva firmato la prima messinscena della sua opera visionaria Symphony of Rats nell’88 con gli stessi attori del Wooster Group che la riprendono oggi, a quasi 40 anni di distanza, filtrandola attraverso la propria particolare sensibilità. Lo spettacolo viene riallestito in una dimensione fantascientifica dove il palcoscenico si trasforma in un’astronave che ricorda uno studio d’artista e che forse è più uno spazio mentale, per svilupparsi come un collage visivo e sonoro, una partitura dove l’accostamento dei vari elementi che la compongono entrano in collisione producendo nuove connessioni. Al cuore dell’opera, un presidente degli Stati Uniti riceve messaggi apocalittici dallo spazio, precipitando in un vortice paranoico e surreale, popolato da creature ultraterrene e da un enigmatico topo gigante. Una visione apocalittica tra teatro sperimentale e cultura pop, nella cifra ipermediale impressa dal Wooster Group, che intreccia video, sound design, fonti letterarie e riferimenti alla cultura mainstream – da William Blake a Star Wars e il wrestler John Cena – per riflettere sull’identità umana in un’era dominata dalla tecnologia. Un tributo vivo alle radici del teatro sperimentale americano inaugurato dal Wooster Group e una riflessione sulle logiche del potere. Elizabeth LeCompte, che riceverà il Leone d’oro alla carriera 2025, da sempre alla testa del collettivo newyorkese, firma la regia di Symphony of Rats insieme a Kate Valk, che era fra gli interpreti nella versione dell’88. “Al pari di Foreman – scrivono nelle note di regia – abbiamo sempre concepito il nostro teatro come una sorta di palestra per artisti, uno spazio per lo sport fisico e il gioco mentale. Sapevamo di voler musicare l’intera opera (Foreman ha intitolato il suo spettacolo ‘sinfonia’, dopotutto). E poi abbiamo creato una messa in scena che riflettesse il fermento e la topografia della nostra immaginazione di gruppo: palloni, canzoni, video, film, dipinti, oggetti di scena riciclati dal nostro lavoro passato e strumenti di intelligenza artificiale nascenti”. E aggiungono: “La nostra produzione di Symphony of Rats può nascere da una sorta di nostalgia. Vogliamo spingere la nostra arte in avanti, ma a volte non possiamo fare a meno di pensare al passato. La nostalgia ci ha fatto sentire che il nostro lavoro ha radici e continuità. La nostalgia ci ha dato un impulso. Ha fornito un contesto alla nostra vita e ci ha spinto a creare qualcosa di nuovo” (E. LeCompte e K. Valk).

I mangiatori di patate. Nasce in un luogo e in uno spazio speciali – l’isola del Lazzaretto Vecchio di Venezia – la nuova performance site specific di Romeo Castellucci. Primo lazzaretto conosciuto fin dal Quattrocento come luogo di confinamento per i malati di peste, successivamente utilizzato come postazione militare e oggi in procinto di diventare sede museale, ecco che i vasti corridoi abbandonati e spogli del complesso sull’isola di fronte al Lido diventano scenografia che plasma l’azione de I mangiatori di patate, dove il titolo è semplice “porta d’ingresso”, come afferma Romeo Castellucci. Conosciuto in tutto il mondo per un teatro fondato sulla totalità delle arti e rivolto a una percezione integrale dell’opera, Romeo Castellucci è artista capace di stupore, di potenti visioni, di tensione spirituale.

More than heart. More than heart perché canzoni e partiture ritmiche saranno “dentro e oltre i battiti cardiaci” alla festa di apertura del festival. Collettivo fondato da Erika Z. Galli e Martina Ruggeri, Industria Indipendente ricerca una scrittura espansa, che si inscrive sui corpi, negli ambienti, trasformandosi in performance. Nella Baia di Forte Marghera, di fronte alla laguna, vedremo il collettivo romano in collaborazione con il performer Egeeno, che studia la propagazione del suono e della vibrazione della voce attraverso spazi architettonici e paesaggi naturali, e con l’artista e poetessa algerina Chouf, che esplora le connessioni tra scrittura, musica e militanza. “Insieme mescolano le loro pratiche sonore, vocali, testuali e immaginative, per dare vita a un intenso flusso sonoro fatto di poesie e canzoni dentro partiture ritmiche, dentro e oltre i battiti cardiaci (+70-80bpm). Nella cornice di Porto Marghera il gruppo lavora a una celebrazione collettiva, mescolando lingue e linguaggi, archivi, per riverberare tra i corpi e lo spazio industriale; con il desiderio di generare un organismo sonoro incandescente, materia di relazione e trasformazione”.