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Bce: intermediari non bancari elemento di vulnerabilità mercati

Roma, 21 mag. (askanews) – La Banca centrale europea mantiene i fari puntati sugli intermediari finanziari non bancari, additandoli come “un elemento di vulnerabilità dei mercati a eventuali futuri shock” dati livelli tirati delle loro valutazioni e gli scarsi margini di liquidità di cui dispongono questi operatori. Questo in un quadro generale in cui i cambiamenti delle politiche, su dazi e commercio ma non solo, ha portato a forti aumenti dell’incertezza, provocando marcati rialzi della volatilità. Lo si legge nell’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria, pubblicato oggi dall’istituzione di Francoforte.

“L’escalation delle tensioni commerciali potrebbe influenzare negativamente imprese e famiglie dell’area euro, portando a rischi sul credito per banche e operatori finanziari non bancari – dice la Bce -. Le finanze pubbliche potrebbero risentire negativamente dall’aumento delle spese in difesa, per quanto non si possa escludere che diano una spinta alla crescita”.

In particolare sui dazi commerciali, i continui cambiamenti di linea, assieme a cambiamenti rilevanti nel contesto geopolitico “possono avere grandi ricadute economiche finanziarie”. La Bce riconosce che gli squilibri macroeconomici restano un problema di lungo termine nel dibattito internazionale e “non è chiaro se i dazi siano il migliore strumento per intervenire su di essi”. (Una formula che sembra meno univocamente critica su queste misure, rispetto a quelle usate finora da altre istituzioni).

Secondo il vicepresidente della Bce, lo spagnolo Luis de Guindos, citato nel comunicato sul rapporto “le crescenti tensioni commerciali e i correlati rischi di indebolimento della crescita stanno pesando sulle prospettive per la stabilità finanziaria”.

Nel corso di aprile si sono viste brusche vendite sui mercati. Per metà maggio, rileva tuttavia la Bce, anche gli asset finanziari più a rischio avevano pienamente recuperato le perdite, ma i mercati restano altamente sensibili alle notizie sui dazi. “I mercati azionari in particolare restano vulnerabili a improvvisi e bruschi aggiustamenti delle valutazioni che restano alte – si legge – mentre persistono preoccupazioni sulla concentrazione dei rischi. In un contesto di accresciuta volatilità, le debolezze su liquidità e il ricorso alla leva delle degli operatori non bancari potrebbero emergere, amplificando gli shock di mercati”.

Con il termine “intermediari non bancari” si intendono gli operatori finanziari che non hanno l’autorizzazione a svolgere attività bancaria, ma erogano credito o altri servizi, come la gestione del risparmio, le assicurazioni o i servizi di pagamento. Il settore include anche le fintech.

Sempre secondo l’analisi della Bce, essendo poi l’economia dell’area euro molto aperta, le tensioni commerciali avranno ricadute sulle imprese che dipendono molto dal commercio internazionale, con possibili contraccolpi per le famiglie se le vulnerabilità delle aziende esposte dovessero portare a licenziamenti. Al tempo stesso le esposizioni al rischio di credito per banche e operatori finanziari non bancari potrebbero aumentare, la Bce tuttavia sottolinea che la capacità delle banche di assorbire deterioramenti dei loro impieghi dovrebbe essere sostenuta dall’alta redditività e dai consistenti margini patrimoniali e sulle liquidità.

Passando ai livelli di indebitamento pubblico rispetto al Pil, secondo la Bce sono calati considerevolmente dopo gli aumenti causati da misure e restrizioni imposte dai governi a motivo del Covid. Ma “in alcuni Paesi i fondamentali di bilancio restano fragili -si legge -. I piani per aumentare le spese in difesa hanno il potenziale di spingere la crescita economica se focalizzati sugli investimenti produttivi, ma potrebbero anche porre rischi data la necessità di aumentare le emissioni (di debito pubblico) in una fase di crescenti costi”.

Inoltre questo aumento delle spese in difesa, combinato con crescita economica più debole e altre sfide strutturali, come quelle legate al cambiamento climatico, alla digitalizzazione e all’invecchiamento delle popolazioni, potrebbe mettere ulteriormente sotto pressione situazioni di finanze pubbliche già tirate per alcuni Paesi.

In questo ambito “preservare e rafforzare la resilienza del sistema finanziario è cruciale”, dice ancora la Bce. Le autorità devono mantenere i requisiti su livelli patrimoniali e margini prudenziali, assieme alle misure che assicurano sani standard sui criteri per l’erogazione dei prestiti. Inoltre le crescenti interconnessioni con gli intermediari non bancari richiamano la necessità di un quadro ampio di misure che aumenti la resilienza del settore. Questa resilienza – conclude il rapporto – aiuterebbe anche a far avanzare l’integrazione dei mercati dei capitali dell’area euro”.